Archivi categoria: Unione Europea

Il prezzo dell’energia collegato alle emissioni di CO2

 

Il prezzo delle quote di emissioni di CO2?

Si conosce poco del prezzo della CO2 collegato alle quote di emissione di gas a effetto serra ma è semplicemente una forma di tassazione ambientale, in base al principio di proporzionalità e di corrispettività secondo cui “chi inquina, più paga“. Ma spesso chi inquina è costretto a farlo inconsapevolmente perchè il monopolio energetico è in mano a pochi che decidono le sorti di tutti.

In Europa ci siamo dati ambiziosi obiettivi per ottenere la neutralità climatica entro il 2050, con l’obiettivo intermedio di riduzione netta delle emissioni di gas serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990.

Nell’ambito del pacchetto legislativo Fit for 55*  si propone di rivedere diversi atti legislativi dell’UE in materia di clima con riduzioni annuali vincolanti (Italia -33 % e -43,7 %) delle emissioni di gas serra a carico degli Stati membri, tra cui l’ETS dell’UE, il regolamento sulla condivisione degli sforzi dal 29% al 40% entro il 2030 rispetto al 2005 (nei settori dei trasporti, edilizia, agricoltura e rifiuti), la legislazione sui trasporti e sull’uso del territorio (-35.758 kt di CO2 equivalente al 2030), definendo in termini reali le modalità con cui la Commissione intende raggiungere gli obiettivi climatici dell’UE nell’ambito del Green Deal europeo. Con la revisione del sistema di scambio di quote di emissione dell’UE (EU ETS), la Commissione europea propone di estendere lo scambio di quote di emissione ai settori dell’edilizia e del trasporto su strada, agricoltura e rifiuti (l’efficienza energetica degli edifici, la decarbonizzazione del riscaldamento e del raffreddamento degli edifici, compresa l’integrazione dell’energia da fonti rinnovabili, e la concessione di un migliore accesso alla mobilità e ai trasporti a basse e a zero emissioni). Per raggiungere il 55 % di riduzione delle emissioni per il 2030 si prevede un aumento della spesa delle famiglie legata all’energia di circa 0,7-0,8 punti percentuali (al netto della ridistribuzione dei proventi delle aste) e 0,4-0,7 punti percentuali di spesa per investimenti nell’edilizia abitativa. Le emissioni di questi settori non saranno coperte dall’attuale EU-ETS, ma da un nuovo sistema separato di scambio di quote di emissione. Le emissioni di questi settori non saranno coperte dall’attuale EU-ETS, ma da un nuovo sistema separato di scambio di quote di emissione. Per far fronte agli eventuali impatti sociali derivanti da questo nuovo sistema, la Commissione propone di introdurre il Fondo sociale per il clima finanziato con dotazione finanziaria per il periodo 2025-2032 per 72,2 miliardi di EUR a prezzi correnti con entrate derivanti dallo scambio di quote di emissioni per l’edilizia e il trasporto su strada (Italia dotazione massima di 7,8 miliardi di euro) per accompagnare i cittadini (sostegno temporaneo diretto al reddito per le famiglie vulnerabili) alla transizione energetica.

Il Sistema europeo di scambio di quote di emissione di gas a effetto serra (European Union Emissions Trading System – EU ETS) è uno strumento del pacchetto UE per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 secondo l’accordo COP 21 (Conferenza di Parigi sul clima del 2015 (legalmente vincolante); a partire dal 2021, con la revisione dell’European Union Emissions Trading Scheme (EU ETS) nella quarta fase di obbligo (2021-2030), il volume totale di emissioni si riduce annualmente in percentuale del 2,2% anziché dell’1,74%, in termini quantitativi di 556 milioni di tonnellate di CO2eq tra il 2020 e il 2030 nei principali settori industriali e nel comparto dell’aviazione. La riduzione annua corrispondente al fattore di riduzione lineare è di 43.003.515 di quote.

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Un database “casalingo” per il monitoraggio del PNRR

 

  1. Scarica il database file excel (si consiglia di consultare il foglio ‘Legenda’) II Rev
  2. Iscriviti al Gruppo Facebook
  3. Conferenza stampa (video) di presentazione (Senato, Sala Nassirya, 2 marzo 2022) presentazione monitoraggio
  4. Caso studio Riforma Giustizia e PNRR
  5. Atto di sindacato ispettivo Interrogazione su Ecobonus
  6. Atto di sindacato ispettivo Interrogazione su Piani Integrati Urbani

Le riforme e gli investimenti previsti dal piano nazionale di ripresa e resilienza rappresentano una grande occasione di rilancio per l’Italia, ma senza una piattaforma centralizzata di monitoraggio pubblica e aperta alla cittadinanza, diventa arduo seguire l’attuazione di ciascuna misura in tutte le sue fasi e articolazioni territoriali e osservare la realizzazione delle priorità trasversali.  

Non è neanche possibile verificare il raggiungimento degli obiettivi climatici, della transizione digitale e delle risorse destinate al Sud. Dal canto suo il portale Italia Domani del Governo ha un mero scopo di divulgazione delle modalità di gestione del PNRR, ma non consente un monitoraggio puntuale e esaustivo dello stato di attuazione degli investimenti e delle riforme che saranno implementati fino al 2026. Continua a leggere



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Una visione contabile del Meccanismo Europeo di Stabilità

Meccanismo Europeo di Stabilità

Sintesi* leggi il pdf

L’obiettivo di questo articolo è osservare più da vicino l’attività del meccanismo europeo di stabilità (MES), attraverso due schemi contabili: lo stato patrimoniale e il conto profitti e perdite, i cui contenuti sono stati estratti dalle varie relazioni annuali pubblicate dall’organizzazione intergovernativa. Il MES ha avuto come obiettivo di fornire prestiti di primo soccorso ai paesi che hanno perso l’accesso al mercato finanziario a tassi di interesse ragionevoli e sostenibili. Per raggiungere il suo scopo, il MES raccoglie fondi attraverso l’emissione di strumenti finanziari, nonché titoli di debito a medio e lungo termine.

Abstract

The article’s goal is to look deeply the activity  European Stability Mechanism (ESM), through two accounting schemes available the balance sheet and the profit and loss account, the contents of which were extracted from the annual report published by the intergovernmental organization that contains a description of it. The MES aim to provide first aid loans to countries that have lost access to the financial market at reasonable and sustainable interest rates. To achieve its goal, the MES raises funds by issuing financial instruments, as well as medium- and long-term debt.

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Germania batte Italia – Quantitative Easing

I popoli europei nel creare tra loro un’unione sempre più stretta hanno deciso di condividere un futuro di pace fondato su valori comuni ma l’Europa disegnata ai quei tempi ha accresciuto la crisi dei paesi che ne hanno fatto parte. Mettendo insieme paesi con differenziali di crescita e di produttività diversi, con i quali si pensava si sarebbero aggiustati tramite le fluttuazioni dei tassi di cambio, ha costretto i membri dell’Eurozona a giungere all’equilibrio con più disoccupazione e tagli alla spesa pubblica.

I paesi dell’Euro sono stati impegnati, nel corso di questi anni, a rispettare il Patto di stabilità e crescita inseguendo un rapporto deficit/PIL inferiore al 3% e un rapporto debito/PIL che non superasse il 60%, senza preoccuparsi eccessivamente se ciò avesse comportato maggiori squilibri tra paesi. Continua a leggere

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Il comportamento degli attori economici

In assenza di politiche economiche mirate a stimolare investimenti delle imprese, ben difficilmente si realizzerà una inversione di tendenza dell’economia italiana e sarà Risultati immagini per investimenti e redditiimpossibile creare delle prospettive di crescita strutturale dell’occupazione italiana.

Ormai da anni si assiste o alla delocalizzazione del sistema produttivo italiano o ancor peggio ad una fuga di capitali dal paese di origine verso l’estero. Il nodo cruciale per la ripresa  economica in Europa ma soprattutto in Italia resta la quota destinata dai settori economici agli investimenti in particolare delle imprese. Continua a leggere

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Quanto ci costa il meccanismo di stabilità europeo (MES)

articolo pubblicato su Economiaepolitica.it e ripreso dal ilfattoquotidiano

mesIl meccanismo permanente di stabilità MES[1] è uno dei pilastri dell’area euro per la stabilità della nuova governance economica europea[2].

Il MES è una entità non commerciale intergovernativa ed attualmente impiega circa 140 collaboratori[3]. Gli azionisti del MES sono i 19 Stati membri dell’area euro. Il capitale versato ammonta ad oggi a 80,5 miliardi di euro. Il Governatore[4] è il membro del governo che ha la responsabilità delle finanze. Il consiglio di amministrazione è presieduto dal presidente dell’Eurogruppo, attualmente è  Jeroen DijsselbloemIl Collegio Sindacale[5] ha il compito di controllare la contabilità del MES e verificare che i conti operativi e di bilancio siano in ordine[6]. Continua a leggere

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Un indicatore degli squilibri macroeconomici nell’UE

articolo pubblicato su Economiaepolitica.it

Il monitoraggio degli squilibri macroeconomici è uno degli strumenti di sorveglianza per il coordinamento delle politiche economiche affidati alla Commissione europea dopo la crisi finanziaria del 2008[1]. Secondo la definizione adottata, uno squilibrio è ogni tendenza che possa determinare sviluppi macroeconomici che hanno, o potrebbero avere, effetti negativi sul corretto funzionamento dell’economia di uno Stato membro, dell’Unione economica e monetaria o dell’intera Unione. Se lo squilibrio diventa eccessivo può mettere a repentaglio il corretto funzionamento dell’Unione economica o monetaria. Continua a leggere

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Squilibri macroeconomici in Europa: ma cosa si guarda?

a cura di Monica Montella

L’Unione europea, dopo la crisi finanziaria del 2008 e al manifestarsi delle gravi divergenze in termini di competitività (che hanno impedito una politica d’intervento monetaria comune), e per correggere precocemente gli squilibri [1],  macroeconomici che ne sono derivati, ha istituito una nuova procedura di sorveglianza macroeconomica  e di enforcement definita: la procedura per gli squilibri macroeconomici (PSM) prevista nel pacchetto normativo “six pack”.

Ma cosa si guarda?

Per il monitoraggio degli squilibri macro si utilizza un quadro di valutazione[2], con una serie di indicatori [3], il cui valore è comparato alle relative soglie indicative[4].

Ma gli indicatori utilizzati sono esaustivi per prevenire e correggere gli squilibri macroeconomici?

Gli indicatori del quadro di valutazione scelti attualmente sono suddivisi su due aspetti fondamenti di un Paese:

  • squilibri esterni (partite correnti, posizione patrimoniale netta sull’estero, tasso di cambio effettivo reale, variazione delle quote di esportazione, costi unitari del lavoro);
  • squilibri interni (prezzi delle abitazioni, flusso dei prestiti nel settore privato, debito del settore privato, debito pubblico, tasso di disoccupazione e variazione delle passività del settore finanziario).

La commissione Europea dopo un attenta valutazione degli indicatori prepara una relazione annuale[5] sul meccanismo di allerta della procedura al fine di facilitare la rapida individuazione  di squilibri macroeconomici, il cui obiettivo è individuare e sanare questi squilibri nel caso intralciano il buon funzionamento delle economie dell’UE.

Prima dell’euro avere deficit commerciali troppo grandi era “sanzionato” dalla progressiva svalutazione delle monete nazionali. Con l’euro invece è successo che gli squilibri si sono gonfiati a dismisura ma senza l’ausilio di  strumenti efficaci di intervento. In Europa ci sono strumenti efficaci per correggere gli squilibri nell’economia reale di un paese in difficoltà?

Nella relazione della Commissione europea del 2014 (su cui si valutano indicatori con anno di riferimento relativo al 2012) si sostiene che “per l’Italia in particolare si mette in evidenza la pesante perdita di quote di mercato (collegate all’espansione delle grandi economie emergenti, ad esempio Cina, Brasile, Russia e India). Ma sottolinea anche l’enorme surplus tedesco commerciale, che sta creando problemi all’Europa ancora in recessione, e che non si tratta di un fenomeno ciclico di breve durata. Questo ha comportato che le famiglie tedesche presentano un tasso di risparmio tra i più alti della zona euro. Il potere d’acquisto pro capite delle famiglie tedesche negli ultimi difficili 5 anni ha avuto un aumento del 5% mentre tutti gli altri  paesi europei considerati ne subivano una contrazione”.

La Commissione ha concluso che l’Italia presenta squilibri macroeconomici e ha segnalato la necessità di adottare un’azione politica risoluta. In particolare si sottolinea la forte contrazione degli investimenti e sul fronte interno, l’elevato debito pubblico. Per incanalare il rapporto debito/PIL su un percorso costantemente in discesa è indispensabile realizzare e mantenere un avanzo primario consistente. Continua con “l’indebitamento del settore privato, che resta al di sotto della soglia, è concentrato nelle imprese, settore cui, sullo sfondo della protratta recessione, è riconducibile la maggior parte del forte aumento dei prestiti in sofferenza. La disoccupazione è aumentata notevolmente e anche la povertà e l’esclusione sociale (soprattutto la grave deprivazione materiale) sono aumentate sensibilmente. In conclusione, la Commissione ritiene utile esaminare ulteriormente i rischi insiti nella persistenza degli squilibri“.

Quindi ritiene soltanto “utile esaminare”? E questa frase può rappresentare uno strumento tempestivo di intervento?

E inoltre dobbiamo domandarci perché la Commissione sostiene più il concetto di avanzi primari consistenti (quindi con effetto di impoverimento di un popolo) piuttosto che indicare investimenti pubblici in settori strategici tali da favorire la crescita e quindi il benessere di un popolo?

Siamo così sicuri che gli indicatori utilizzati siano soddisfacenti per fare una valutazione obiettiva degli squilibri macro in Europa sotto tutti i punti di vista, o si analizza soltanto un aspetto in particolare quello finanziario?

Il quadro di valutazione di basecon i dati disponibili soltanto fino al 2012, su cui la Commissione ha elaborato la sua relazione nel 2014, è evidenziato di seguito.

squilibri1

Fonte: “La governance economica europea” Servizio del bilancio del Senato XVII legislatura elementi di documentazione n°3 giugno 2013.

Se analizziamo in particolare il riquadro Italia composto da 11 indicatori economici con le rispettive soglie di riferimento (le soglie sono determinate sulla base di analisi della distribuzione statistica) e se valutiamo tutte le variabili selezionate come indicatori aggiuntivi  possiamo notare che non si analizza l’impatto degli squilibri nei settori istituzionali dei vari paesi europei, eppure i dati ci sono è sono anche disponibili e sopratutto sono sotto regolamento.

Perché allora questa omissione di analisi?

Tavola 1 – Quadro di indicatori di base per la valutazione sugli squilibri macroeconomici, anni 2001-2012.

squilibri 2

Fonte: Eurostat

Gli indicatori attualmente utilizzati per la sorveglianza macroeconomica guardano in particolare alle:

• bolle immobiliari
• perdita di competitività
• indebitamento pubblico e privato
• evoluzione del mercato finanziario e patrimoniale, compresi gli alloggi
• evoluzione del flusso di credito al settore privato
• evoluzione della disoccupazione
• evoluzione del conto corrente e degli investimenti netti degli Stati membri
• tassi di cambio effettivi reali
• quota delle esportazioni mondiali (il Fondo monetario internazionale fornisce il dato sull’esportazioni mondiali, ma non c’è un regolamento per la sua misura)
• costo unitario del lavoro nominale

In questo articolo si analizzano i dati macroeconomici di contabilità nazionale per settori istituzionali, in particolare la  distribuzione dei pagamenti ai fattori produttivi.  Da questi dati emerge un quadro economico europeo disomogeneo per quanto concerne le condizioni di famiglie e imprese:  è possibile capire come la crisi economica ha colpito i redditi di famiglie e imprese nei vari paesi europei, rendendo evidente la necessità di interventi da parte delle istituzioni europee per ridurre gli squilibri macroeconomici e realizzare un’Europa più solidale, ma per fare questo tipo di analisi si deve guardare ad un quadro di indicatori diverso.

Perché allora questi indicatori non sono stati inseriti nel quadro di valutazione per prevenire gli squilibri macroeconomici in Europa? E’ difficile capirlo, anche perché bisognerebbe studiare i documenti tecnici che hanno portato alla scelta degli indicatori  da inserire nel quadro di valutazione ufficiale per capirne il senso della scelta.

Con i dati di contabilità nazionale per settore istituzionale (regolamento SEC 2010) si possono analizzare rilevanti indicatori come ad esempio:

  •  il valore aggiunto delle imprese e i relativi costi di produzione;
  • il benessere economico delle famiglie, calcolando il loro reddito complessivo pro-capite comprensivo dei trasferimenti in denaro;
  • le imposte a carico dei settori istituzionali;
  • la quota della spesa pubblica;
  • gli investimenti fissi lordi per settori istituzionali;
  • la domanda estera netta.

squilibri 3

Come si può notare dal riquadro seguente la Commissione si è concentrata molto sugli squilibri esterni legati alla competitività ed interni legati ad aspetti finanziari; in complesso gli indicatori risultano orientati soprattutto a tutelare il mercato finanziario europeo e soprattutto non tutti gli indicatori sono sotto regolamento europeo.

Ma se guardiamo l’aspetto finanziario non possiamo tralasciare come alcuni Paesi in Europa presentano condizioni economiche difficili e subiscono condizioni monetarie e creditizie molto restrittive, mentre i paesi la cui situazione economica è in crescita beneficiano anche di una politica monetaria espansiva. Infatti come è noto la BCE applica un unico tasso di interesse mentre secondo la regola di Taylor  in Irlanda, Spagna, Portogallo e Grecia il tasso di interesse dovrebbe essere negativo (ad esempio meno del 15 per cento in Grecia!), mentre il tasso ottimale per l’Austria, la Germania e il Lussemburgo sarebbe un tasso di interesse positivo di circa quattro punti percentuali. In teoria, tali differenze possono contribuire a riequilibrare le divergenze tra prezzo-competitività intra-euro. Attualmente il tasso BCE è 0,15 una cifra ben lontana dalle analisi di Taylor. La procedura per gli squilibri macroeconomici dell’UE attribuisce alla BCE strumenti macro-prudenziali – come il Meccanismo di vigilanza (SSM). Ma questi strumenti possono aiutare a far uscire l’area dell’euro dal buio?

Importante è trovare altri modi per alleviare le condizioni del credito nel Sud della zona dell’euro  come migliorare l’accesso delle PMI al credito, attraverso per esempio  un sistema  di prestiti effettuati dalla banca centrale. Ma lo permetteranno?

squlibri 4

Fonte: “La governance economica europea” Servizio del bilancio del Senato XVII legislatura elementi di documentazione n°3 giugno 2013.

Se dopo l’esame approfondito la Commissione Europea ritiene che uno Stato membro presenti degli squilibri[6], può rivolgere allo Stato membro in questione le necessarie raccomandazioni.

Quindi è il paese che deve presentare un piano d’azione correttivo! Ma se lo squilibrio è stato provocato ad esempio dal comportamento economico “scorretto” di un altro paese come logica si dovrebbe in primis intervenire sul paese che sta provocando lo squilibrio.

Il regolamento stabilisce che  se poi un Paese non interviene ad eliminare gli squilibri sono previste anche possibili sanzioni finanziarie[7]. Ma la complessità delle procedure e la resistenza degli Stati membri possono portare a un’applicazione delle correzioni tardiva, quando gli squilibri ormai abbiano già assunto dimensioni significative anche sulla base di indicatori basati su due anni di ritardo. Sarebbe inoltre necessario garantire un continuo monitoraggio sui progressi delle riforme strutturali richieste nell’ambito della strategia Europa 2020 e nel piano nazionale di riforme che ciascun paese si impegna ad attuare.

Possiamo essere soddisfatti degli indicatori utilizzati per il monitoraggio degli squilibri macroeconomici in Europa? Forse è il caso di revisionarli anche perché l’Eurostat sostiene che l’insieme degli indicatori è in continua evoluzione.

Se infatti valutiamo gli squilibri macro sulla base delle elaborazioni dei dati di contabilità nazionale possiamo avere un quadro diverso di come si presenta l’Europa nel 2012.

Quando si procede con analisi così importanti che servono a prevenire sofferenze e disuguaglianze tra paesi è necessario analizzare il maggior numero di indicatori disponibili, non si può solo perseguire la strada dell’austerità e del rigore come è stata finora praticamente imposta (pur in una fase di recessione economica) senza nel contempo entrare nel merito dei problemi economici dei paesi europei.

 Note

[1] Per «squilibri»: si intende ogni tendenza che possa determinare sviluppi  macroeconomici che hanno, o potrebbero avere, effetti negativi sul corretto funzionamento dell’economia di uno Stato membro, dell’Unione economica e monetaria o dell’intera Unione. Per «squilibri eccessivi»: si intende squilibri gravi, compresi quelli che mettono o potrebbero mettere a rischio il corretto funzionamento dell’Unione economica e monetaria, art.2 Reg.1176/2011.
[2] Il quadro di valutazione con l’insieme degli indicatori è utilizzato come strumento per facilitare la rapida individuazione e il monitoraggio degli squilibri, e comprende un numero ristretto di indicatori macroeconomici e macrofinanziari per gli Stati membri; il quadro consente una rapida individuazione degli squilibri macroeconomici che emergono a breve termine e derivanti da tendenze strutturali e a lungo termine. Il quadro di valutazione dovrebbe comprendere, tra l’altro, indicatori utili ai fini dell’individuazione tempestiva di: a) squilibri interni, compresi quelli che possono derivare dall’indebitamento pubblico e privato, dall’evoluzione dei mercati finanziari e dei valori mobiliari, compreso il settore immo­biliare, dall’evoluzione del flusso dei prestiti nel settore privato e dall’evoluzione della disoccupazione (gli indicatoti sono: prezzi delle abitazioni, flusso dei prestiti nel settore privato, debito del settore privato, debito pubblico, tasso di disoccupazione e variazione delle passività del settore finanziario); b) squilibri esterni, compresi quelli derivanti dall’evoluzione delle posizioni delle partite correnti e degli investimenti netti degli Stati membri, dai tassi di cambio effettivi reali, dalle quote di mercato all’esportazione e dai cambiamenti dei prezzi e dei costi, nonché dalla competitività non legata ai prezzi, tenendo in conto le diverse componenti della produttività (gli indicatori sono: partite correnti, posizione patrimoniale netta sull’estero, tasso di cambio effettivo reale, variazione delle quote di esportazione, costi unitari del lavoro). Il quadro di valutazione comprende anche soglie (massime e minime di allerta) indicative per gli indicatori che servono da livelli di allerta. La scelta di indicatori e soglie tende a promuovere la competitività nell’Unione. Per ciascun indicatore, è stata individuata una soglia che indica il potenziale insorgere di un problema specifico; alcune soglie sono differenziate a seconda che si tratti di Stati membri appartenenti o meno alla zona euro. Se uno Stato membro supera diverse soglie, la Commissione procede a un esame approfondito, ossia a un’ulteriore analisi economica volta a stabilire l’esistenza o il probabile verificarsi di squilibri macroeconomici;
[3] Proposta di REGOLAMENTO DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO relativo alla fornitura e alla qualità delle statistiche per la procedura per gli squilibri macroeconomici /* COM/2013/0342 final – 2013/0181 (COD) */
[4] La valutazione degli Stati membri con profondi disavanzi delle partite correnti può essere differente da quella di Stati membri che hanno accumulato ampi avanzi delle partite correnti.
[5] Nella relazione è inoltre indicato se il superamento delle soglie in uno o più Stati membri indichi il possibile emergere di squilibri e sono segnalati gli Stati membri che, secondo la Commissione, possono presentare squilibri o correre il rischio di presentarli. La Commissione trasmette la relazione annuale tempestivamente al Parlamento europeo, al Consiglio e al Comitato economico e sociale europeo (l’attività del CESR è tenuta in debita considerazione ai fini dell’elaborazione degli indicatori pertinenti alla stabilità dei mercati finanziari).  L’Eurogruppo esamina la relazione qualora questa faccia riferimento agli Stati membri la cui moneta è l’euro. Abbiamo due tipi di raccomandazioni: una preventiva e un’altra correttiva nell’ambito della procedura per gli squilibri eccessivi.
[6] La commissione informa di conseguenza il Parlamento europeo, il Consiglio e l’Eurogruppo. Il Consiglio, su raccomandazione della Commissione e conformemente alla pro­cedura di cui all’articolo 121, paragrafo 2, TFUE, informa il Parlamento europeo della raccomandazione e la rende pubblica. Ogni Stato membro per il quale sia stata avviata una procedura per gli squilibri eccessivi presenta alla Commissione e al Consiglio un piano d’azione correttivo entro un termine ivi individuato.
[7] Sono previste anche possibili sanzioni finanziarie. Agli Stati membri della zona euro che non si attengono alle raccomandazioni formulate nell’ambito della procedura per gli squilibri eccessivi possono essere comminate sanzioni graduali, che vanno da un deposito fruttifero ad ammende annuali. Il deposito fruttifero o l’ammenda devono equivalere allo 0,1% del PIL nazionale. Con l’entrata in vigore del trattato di Lisbona, il Parlamento è diventato colegislatore per la definizione delle modalità della sorveglianza multilaterale (articolo 121, paragrafo 6, TFUE).  In particolare la commissione competente del Parlamento Europeo può invitare il presidente del Consiglio, la Commissione, il presidente del Consiglio europeo e/o il presidente dell’Eurogruppo a discutere delle decisioni adottate o a presentare le attività svolte nel contesto del Semestre europeo.

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Le conseguenze della crisi per le famiglie e le imprese

articolo pubblicato su economiaepolitica.it

In assenza di una politica fiscale comune, e privi di sovranità sulla loro politica monetaria e del cambio, gli stati europei, caratterizzati da una struttura economica eterogenea, hanno reagito in maniera differente alla crisi economica. Ciò ha finito per aumentare le differenze tra di essi creando di fatto situazioni di forti vantaggi per alcuni e di sofferenza per altri, senza nel contempo alcuna possibilità di attuare politiche redistributive. Si tratta di differenze che non solo emergono chiaramente da una analisi di come la crisi economica ha colpito i redditi di famiglie e imprese nei vari paesi, ma che rendono evidente la necessità di interventi da parte delle istituzioni europee per ridurre gli squilibri macroeconomici e realizzare un’Europa più solidale.

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Eurobond: la grande occasione per un’Europa solidale?

Tra i 7 punti del programma per le europee del M5S un punto di grande interesse e di attualità è l’adozione degli eurobond. La proposta di adottare gli “Union Bonds” fu fatta per la prima volta nel 1993 da Jacques Delors (presidente della Commissione Europea) con la finalità di rilanciare l’economia dell’UE attraverso il finanziamento degli investimenti.  Con la crisi bancaria (che ha comportato perdite sui titoli nel mercato dei capitali) e con la crisi del debito sovrano (aggravata dalla recessione), l’Europa ha dovuto affrontare una vera e propria emergenza economica. La fragilità del sistema finanziario europeo ha favorito il diffondersi di un rischio di contagio fra il sistema bancario e gli Stati membri in difficoltà. Continua a leggere

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