Euro si – Euro no. Ai cittadini l’ardua sentenza

Tra i 7 punti del programma per le europee del M5S un punto cruciale e di grande impatto mediatico è il referendum per la permanenza nell’euro, uno strumento di democrazia diretta, che consente agli elettori di pronunciarsi senza intermediario alcuno su un tema specifico oggetto di discussione. L’argomento dell’uscita dall’euro è di una certa serietà scientifica che può impattare sul benessere di tutti i cittadini italiani quindi dobbiamo andare cauti e dobbiamo essere consapevoli di quali possibili scenari si potrebbero verificare. Per essere neutrali nelle analisi è necessario porre in evidenza “i pro e i contro” di una eventuale scelta da parte dei cittadini, a cui lasciamo libertà di voto consapevole. Ma da quanto emerge non è facile decidere. “Le monete, come i politici, sono forti con i deboli e deboli con i forti“.

L’Euro attualmente è adottato da 18 dei 28 stati membri dell’Unione aderenti all’Unione economica e monetaria dell’Unione europea. Molti studiosi hanno affrontato il problema mettendo in risalto i pro e contro dall’uscita dall’euro. Continua a leggere

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Progetto “Adotta una ASL”

Le linee generali della recente normativa in tema di prevenzione della corruzione (L. 190/2012) e di trasparenza e integrità delle pubbliche amministrazioni (D.Lgs 33/2013) e la circolare attuativa hanno imposto ad ogni amministrazione ad esporre in evidenza nella ‘home page’ del proprio sito l’accesso a una sezione denominata ‘Amministrazione trasparente‘.

Tale sezione è a sua volta organizzata in maniera standardizzata secondo quanto previsto dalla normativa in sottosezioni di primo e secondo livello in cui sono ospitati i diversi contenuti. In ogni amministrazione è nominato un responsabile per la prevenzione della corruzione e un responsabile della trasparenza. Ogni anno, a partire dal 31 gennaio 2014, è pubblicato il Piano triennale per la prevenzione della corruzione, all’interno del quale è inserito il Programma triennale per la trasparenza. Continua a leggere

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Eurobond: la grande occasione per un’Europa solidale?

Tra i 7 punti del programma per le europee del M5S un punto di grande interesse e di attualità è l’adozione degli eurobond. La proposta di adottare gli “Union Bonds” fu fatta per la prima volta nel 1993 da Jacques Delors (presidente della Commissione Europea) con la finalità di rilanciare l’economia dell’UE attraverso il finanziamento degli investimenti.  Con la crisi bancaria (che ha comportato perdite sui titoli nel mercato dei capitali) e con la crisi del debito sovrano (aggravata dalla recessione), l’Europa ha dovuto affrontare una vera e propria emergenza economica. La fragilità del sistema finanziario europeo ha favorito il diffondersi di un rischio di contagio fra il sistema bancario e gli Stati membri in difficoltà. Continua a leggere

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L’Italia è pronta ai pazienti transfrontalieri?

La base giuridica della protezione della sanità pubblica in Europa come elemento determinante delle scelte operate è regolata dall’articolo 114 TFUE che dispone esplicitamente che, “nel realizzare l’armonizzazione, sia garantito un livello elevato di protezione della salute umana, tenuto conto, in particolare, degli eventuali nuovi sviluppi fondati su riscontri scientifici“. La direttiva n°24[1] del 9 marzo 2011 sulla libertà di ricevere assistenza sanitaria in tutta l’Unione europea (UE) recita che “i superiori valori di universalità, di accesso a un’assistenza di elevata qualità, di equità e di solidarietà sono stati ampiamente riconosciuti nell’azione di diverse istituzioni dell’Unione. Di conseguenza, gli Stati membri dovrebbero altresì garantire il rispetto di tali valori nei confronti dei pazienti e dei cittadini di altri Stati membri ed assicurare un trattamento equo di tutti i cittadini in base ai loro bisogni di assistenza sanitaria e non in base allo Stato membro di affiliazione“.
Ma di cosa stiamo parlando? Dell’«assistenza sanitaria transfrontaliera» cioè dell’assistenza sanitaria prestata in uno Stato membro diverso dallo Stato membro di affiliazione. Ma il nostro paese è pronto per recepire questa direttiva? Il Ministero della Salute rappresentato dal Direttore Bevere[2]  in un suo intervento alla LUISS del 13 dicembre 2013[3] sostiene che l’Italia “è tra i 13 paesi che la direttiva l’ha già avviata e ciò sconvolgerà i sistemi sanitari europei senza aver operato nel contempo un’azione di coordinamento stretto almeno bimestrale di tutti i paesi”  e prosegue “per capire come stanno i paesi dal punto di vista organizzativo e gestionale rispetto a questo tema purtroppo questo non è stato ancora fatto“.

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Le bugie hanno le gambe corte!

 

Carissimi cittadini,

frequentando gli infopont sul territorio e parlando con voi è stato un piacere ma anche un dolore profondo. Perché: mi potreste chiedere? Non è difficile capirlo. Le vostre continue critiche verso gli stessi vostri cittadini sono molteplici: perché continuate a dire sempre di no? Perché non date una possibilità anche agli altri partiti a lavorare con loro? Perchè non fate nulla in parlamento? Perchè non vi alleate con Renzi? ecc. ecc. ecc.

Ma possibile che veramente non vi siete resi conto di quanto tutta l’informazione, sia televisiva che giornalistica, sia completamente lontana dalla realtà? E di come questi partiti hanno le mani legate dalle lobby e dai poteri forti?

La stampa è muta e allineata a chi la remunera e la sostiene, i partiti sono l’esempio del fallimento della fiducia delegata, i poteri e le lobby gestiscono come pedine ciascun individuo che si trovi nei posti strategici delle Istituzioni. Noi cittadini siamo il fastidio nascente. Il nemico da combattere. Continua a leggere

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Austerità, sistemi sanitari europei e diritto alla salute

 articolo pubblicato su economiaepolitica.it 

I costi sanitari sono in rapido aumento per effetto dell’invecchiamento della popolazione, dell’aumento dei prezzi e dello sviluppo di tecnologie mediche più costose ma più performanti. Per soddisfare la crescente domanda di assistenza sanitaria, in una condizione di risorse limitate e vincolate, è prioritario perseguire il miglioramento dell’efficienza del sistema sanitario. Tuttavia, le politiche di austerità possono risultare gravemente dannose se comportano ulteriori riduzioni della spesa e, a meno di pensare che noi siamo molto più efficienti dei nostri partners internazionali, rischiano di determinare uno scadimento del servizio sanitario sotto i livelli medi europei. Continua a leggere

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Fondi Europei: una grande occasione per l’Italia

L’Italia avrebbe una grande occasione: “per uscire dal tunnel” potrebbe utilizzare efficacemente i fondi europei 2014-2020potrebbe creare nuova occupazione, potrebbe migliorare le condizioni economiche delle famiglie e potrebbe gestire efficientemente i beni comuni. I dati disponibili da Open Coesione fanno capire meglio la logica che ha accompagnato la programmazione 2007-2013 dei vari progetti europei cofinanziati[1]  (gli esiti sono stati pietosi come è esplicativo in questo video) e come parte delle risorse dei fondi europei 2007-2013 sono andate sprecate, occasioni di sviluppo mancate. Per non ripetere gli stessi errori bisogna stavolta partire con una marcia in più, bisogna monitorare step by step le varie fasi del processo di finanziamento dei nuovi progetti europei e ridurre la burocrazia come ad esempio le articolate e complesse procedure comunitarie. Bisogna cercare di predisporre un sistema di rilevazione delle informazioni su chi beneficia concretamente dei singoli progetti; quale valore aggiunto apporta in concreto il progetto al territorio o alla società o specificamente alle imprese o ai suoi cittadini etc. Continua a leggere

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Per un’Europa diversa bisogna dare un voto diverso

Il 2014 è un anno molto importante in quanto ci saranno a maggio le elezioni  del Parlamento Europeo. Il nostro voto conterà moltissimo in queste elezioni perché noi cittadini saremo determinanti per le politiche della futura Commissione Europea. In un recente dibattito su “l’Europa a Roma, l’Europa nel Lazio” finalizzato in primis a presentare i centri d’informazione “Europe direct“, ma che poi si è rivelato un vero e proprio dibattito politico sul futuro dell’Europa, nel suo intervento Alessandro Giordani (capo del settore stampa della Commissione Europea in Italia) ha sostenuto che “un anno particolare come è questo….le elezioni europee sono uno strumento fondamentale per riappropriarci del tipo di europa che vogliamo“….”la commissione europea in questa fase ha un interesse istituzionale che va oltre  a quello di dire cominciamo a discutere, cominciamo a sentire la pancia non solo la testa delle persone per quel che riguarda l’identità o la non identità tra l’Europa che c’è e l’Europa che vorremmo e l’Europa in cui ci riconosciamo“…..”esiste un meccanismo democratico a partire dal voto di quest’anno a maggio 2014 per riappropriarci e per dare un colore e una forma alle politiche europee”….. Continua a leggere

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Per un Europa solidale bisogna andare “OLTRE”

a cura di Monica Montella

I popoli europei nel creare tra loro un’unione sempre più stretta hanno deciso di condividere un futuro di pace fondato su valori comuni. Senza dubbio questo è stato un obiettivo fondamentale raggiunto. Secondo la carta dei diritti fondamentali l’Unione Europea dovrebbe “promuovere uno sviluppo equilibrato e sostenibile”.
Quando furono individuati i criteri di convergenza per poter aderire all’unione economica e monetaria, i famosi parametri di Maastricht non si è proceduto a risolvere la struttura anomala dell’impianto europeo in quanto priva di personalità giuridica e di risorse proprie che non permetteva di avvicinare maggiormente l’Europa ai cittadini. Si premette che abbiamo una europa disegnata a 17 paesi che fanno parte dell’euro, ma anche una europa di 28 paesi con la differenza dei paesi che non adotta ancora la moneta unica. Un disegno diabolico fatto da chi vuole che fallisca il progetto europeo. Continua a leggere

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Caso Banca d’Italia: è meglio per Letta un uovo una tantum rispetto a una gallina ogni anno?

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La rivalutazione del valore delle quote di Banca d’Italia è una operazione “furba” sostiene Marcello Esposito in “Tutti i rischi dell’operazione Banca d’Italia ma come tutte le italiche “furbizie”, il vantaggio di breve periodo rischia di diventare una perdita nel lungo periodo”. Ma perché il Governo ha optato per questo strumento attraverso un decreto? Beh di certo non per favorire i suoi cittadini, ma “di sicuro per evitare che si dispieghino gli effetti negativi della legge n. 262 del 2005, mai attuata, che contempla un possibile trasferimento allo Stato della proprietà del capitale della Banca d’Italia” (si veda oltre). La cosiddetta “legge sul risparmio” del 2005 che indica esplicitamente che la Banca d’Italia è un “istituto di diritto pubblico”. Ma per disciplinare le modalità del trasferimento, si sarebbe dovuto varare un regolamento entro il 2008.

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