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Con la diffusione dei conti trimestrali delle amministrazioni pubbliche si inizia a delineare il quadro di finanza pubblica per il 2014. Nel primo trimestre (tavola 1) il saldo primario è risultato negativo per 8,1 miliardi di euro, l’indebitamento netto[1] è stato di 25 miliardi di euro, i flussi finanziari[2] sono stati negativi per 25,9 miliardi di euro e il debito pubblico è aumentato di 50,9 miliardi di euro[3]. Il miglioramento apparente rispetto al primo trimestre 2013 è dovuto al crollo di 1,6 miliardi di euro della spesa per contributi e altri trasferimenti in conto capitale, in particolar modo per le imprese.
Tavola 1 – Dati trimestrali di finanza pubblica (milioni di euro)
Fonte: elaborazioni su dati Istat e Banca d’Italia
L’analisi dei dati annualizzati[4] permette una proiezione dell’andamento dei dati di finanza pubblica per il 2014. L’avanzo primario (tavola 2) è inferiore di 4 miliardi rispetto al dato previsto nel Def. Considerando che la realizzazione del piano di riduzione della spesa pubblica sembra procedere alquanto lentamente, il Governo e gli enti locali non potranno fare altro che aumentare l’imposizione fiscale. Grazie ai risparmi conseguiti nel pagamento degli interessi passivi, l’indebitamento netto è ancora in linea con il dato atteso. Ma il deterioramento delle previsioni di crescita del PIL sposta però il rapporto deficit/PIL al 2,7% (il Def indica 2,6%), con un margine ancora più ridotto rispetto alla fatidica soglia del 3%.
I 12 miliardi di euro di maggiori uscite per flussi finanziari sono dovuti alla liquidità di cassa accumulata nei primi mesi del 2014 dallo Stato; per i mesi a venire si deve considerare che su questa posta contabile graveranno i pagamenti dei debiti pregressi della Pubblica amministrazione.
Il debito pubblico, difficilmente riuscirà a non superare il livello previsto nel Def. A destare preoccupazioni in tal senso sono anche le difficoltà che sta incontrando il Governo nel portare avanti il piano di privatizzazioni che dovrà far affluire nelle casse dello Stato circa 10 miliardi all’anno per i prossimi 4 anni, perdendo nel contempo gli italiani una fetta di patrimonio pubblico. Infine, a causa della mancata crescita del PIL, il rapporto debito/Pil viaggia verso quota 135,9%, mettendo ancor di più a rischio il percorso di risanamento previsto dai regolamenti europei.
Tavola 2 – Dati trimestrali annualizzati di finanza pubblica (milioni di euro)
Fonte: elaborazioni su dati Istat, Banca d’Italia e MEF (Documento Economia e Finanza)
Gli obiettivi che il Governo si è prefissato di raggiungere per il 2014 con il Documento di Economia e Finanza sono davvero ambiziosi alla luce dei dati del primo trimestre, che segnano un nuovo arretramento dell’economia italiana.
Secondo le ultime previsioni dell’Istat, il PIL (reale) quest’anno farebbe addirittura registrare una crescita zero (ipotesi mediana), oscillando tra un minimo di -0,4% (scenario pessimistico) e +0,3% (scenario ottimistico). Il target è ben lontano dalla stima governativa di +0,8% del Def, ritenuta perfino troppo timida da Padoan e sulla base della quale il Governo ha chiesto – e ottenuto – dal Parlamento una deroga al raggiungimento del pareggio di bilancio.
In soldoni, sulla base del PIL nominale acquisito (0,8%), sono da recuperare circa 14 miliardi di euro da qui alla fine dell’anno. Non si tratta di una cifra irrilevante, specie considerato il nostro tasso di crescita annuo, in ritardo rispetto a quello registrato nell’Eurozona.
Sebbene il ministro Padoan continui ad escludere la prospettiva di una manovra correttiva, dobbiamo ricrederci perché a colpi di decreti legge, l’imposizione fiscale indiretta è in aumento.
Ma dove sta la “road map italiana” per evitare squilibri nella finanza pubblica?
Nella tavola seguente emerge il quadro costruito dal Tesoro in cui sono evidenti le previsioni sempre molto ottimistiche di finanza pubblica. Ciò che colpisce sono soprattutto l’andamento positivo di riduzione del debito pubblico e la crescita consistente del PIL nominale. L’unico dato certo è la quota degli interessi che resta bloccata sulla cifra degli 80 miliardi.
Ma il grosso dell’onere della correzione dei conti pubblici passa per l’incremento consistente dell’avanzo primario che, secondo il Def, raddoppierà in quattro anni, una sfida da molti economisti ritenuta impossibile. Tra il 2014 e il 2018 le spese al netto degli interessi aumenteranno di 40 miliardi di euro (30 miliardi di prestazioni sociali e 10 miliardi di spesa sanitaria), ma le entrate cresceranno a loro volta di ben 78 miliardi di euro (di cui 26 miliardi di imposte dirette, 28 miliardi di imposte indirette e 23 miliardi di contributi sociali). In definitiva, i cittadini pagheranno maggiori tasse per sostenere la spesa sociale, mentre nessun intervento è previsto sulla spesa per interessi che in prospettiva continuerà a crescere.
Tavola 3 – Indicatori di finanza pubblica e Pil – Previsioni (milioni di euro)
Fonte: Documento di Economia e Finanza 2014, MEF
Note
[1] Al netto degli swap sui derivati, che invece vengono conteggiati per il rispetto del Patto di stabilità e crescita.
[2] Il raccordo disavanzo-debito, detto anche raccordo tra stock e flussi o flussi finanziari corrisponde a quella parte della variazione del rapporto debito/ PIL che non si riflette nel disavanzo. I flussi finanziari sono l’insieme di: a) partite finanziarie, aggiustamenti cassa/competenza, classificazioni di transazioni e discrepanze (passaggio da indebitamento netto a fabbisogno del settore pubblico); b) dismissioni/acquisizioni mobiliari, classificazioni di transazioni e discrepanze (passaggio dal fabbisogno del settore pubblico al fabbisogno della pubblica amministrazione); c) variazioni dei depositi del Tesoro presso la Banca d’Italia, scarti (premi) di emissione (rimborso), effetto delle variazioni del cambio sulle passività in valuta estera (passaggio dal fabbisogno della pubblica amministrazione alla variazione del debito pubblico).
[3] Si deve, tuttavia, precisare che dall’inizio dell’anno lo Stato ha aumentato la liquidità nel conto di tesoreria presso la Banca d’Italia di 24,4 miliardi di euro (in pratica nei primi 3 mesi del 2014 sono stati emesse obbligazioni in misura superiore al fabbisogno per sfruttare il momento favorevole sui tassi di interesse). Al netto di tale operazione il debito pubblico sarebbe aumentato di 26,5 miliardi di euro.
[4] L’annualizzazione consiste nel cumulare su base annua i dati trimestrali (si intende la somma del trimestre corrente e dei tre trimestri precedenti).
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