articolo pubblicato su ilfattoquotidiano.it
La sanità rappresenta una delle voci più rilevanti della spesa pubblica. Nel 2012, la spesa del Servizio Sanitario Nazionale, circa 113 miliardi di euro, è risultata pari al 7,3% del Pil[1] secondo la stima della Corte dei Conti, più precisamente 1.903 euro pro capite[2].
Nel 2012 a livello nazionale, si è registrato una perdita di esercizio per 1,26 miliardi di euro (tavola 1) ma in termini di disavanzo sanitario ne registriamo soltanto 906 milioni di euro, per effetto dei fondi inutilizzati degli esercizi precedenti[3].
Tavola 1 – Risultato di esercizio dei conti sanitari per regione – Anno 2012 (migliaia euro)
Fonte: elaborazione su dati Nsis
I ricavi ammontano a quasi 112 miliardi di euro di cui il 95% deriva dal Fondo sanitario nazionale (Fsn). La ripartizione del fondo[4] avviene con delibera Cipe e tiene conto della ‘quota capitaria pesata’, vale a dire l’ammontare della popolazione residente corretto per i livelli essenziali di assistenza (LEA). Tra le altre componenti dei ricavi ha rilevanza la compartecipazione alla spesa per prestazioni sanitarie (cioè il ticket pagato dai cittadini) che ammonta a circa 1,5 miliardi di euro[5].
Le regioni che hanno i costi più elevati sono la Lombardia (16,5%), il Lazio (9,8%) e la Campania (8,7%).
Tra i costi, quelli per assistenza sanitaria erogata da strutture private accreditate, sono 23 miliardi di euro nel 2012 (21% del totale dei costi), con un’ampia variabilità tra le regioni, probabilmente causata da un’assenza di una governance sanitaria accentrata. La quota, infatti, oscilla tra valori minimi in Umbria (11,4%) e Provincia autonoma di Bolzano (11,6%) e massimi in Lombardia (30,3 %), Lazio (27,5%) e Molise (25,3%).
Nel 2012 la mobilità (interregionale e internazionale)[6] misura un saldo negativo di 200 milioni di euro[7], con alcune regioni in attivo (Lombardia, Emilia Romagna e Toscana) ed altre in passivo (il Lazio e tutte le regioni del sud ad eccezione del Molise).
La maggior parte delle regioni presenta una perdita di esercizio e, in particolare, 9 di esse anche un disavanzo. Tra tutte spicca il Lazio che, con oltre 600 milioni di deficit, raccoglie la metà della perdita di esercizio di tutta Italia e circa i due terzi del disavanzo.
Purtroppo, una gestione scellerata della sanità laziale parte da lontano, fin dai primi anni 2000, con Francesco Storace, che ha portato il disavanzo sanitario laziale ad assumere proporzioni gigantesche. In quegli anni fu anche effettuata la vergognosa operazione San.Im. di sale & lease back di 49 ospedali, per coprire i disavanzi accumulati prima del 2001, le cui conseguenze, sotto forma di interessi passivi, continueranno a gravare sui bilanci della sanità fino al 2033[8].
Nel 2007, dopo l’insediamento di Piero Marrazzo a governatore della regione Lazio, fu definito un Piano di rientro dal disavanzo sanitario con pesanti tagli ai servizi e ai posti letto negli ospedali e l’anno successivo lo stesso Marrazzo fu nominato commissario ad acta[9].
Oggi la situazione laziale non è cambiata nonostante si continui da troppi anni con l’amministrazione straordinaria del servizio sanitario laziale.
Nel Lazio, infatti, anche nel 2012 la spesa pro capite è stata di 2.056 euro, più precisamente un cittadino laziale ha pagato 153 euro in più a persona rispetto alla media nazionale[10]. I ricavi sono stati di 10,5 miliardi di euro (di cui 9,9 miliardi di quota del Fsn e 145 milioni di euro di ticket sanitari), mentre i costi hanno superato gli 11 miliardi di euro, rappresentando circa il 10% del totale nazionale.
Se si analizza un periodo più lungo (2001-2012) si nota che sono stati cumulati più di 13 miliardi di euro di disavanzi sanitari (figura 1)[11]. In particolare, durante la gestione Storace, il deficit della sanità del Lazio ha superato 1,5 miliardi di euro l’anno.
Con la definizione del Piano di rientro e il commissariamento della sanità il disavanzo ha iniziato a ridursi progressivamente, scendendo per la prima volta sotto il miliardo nel 2011 (775 milioni di euro) e posizionandosi a 604 milioni di euro nel 2012. Ma i traguardi raggiunti sono stati ottenuti con tagli lineari piuttosto che agendo sulle inefficienze di sistema. Mentre i cittadini e le imprese laziali continuano a pagare maggiori tasse, i servizi sanitari si sono progressivamente ridotti. Lo “strapotere delle logiche politiche e clientelari su quelle tecniche e manageriali e l’anomala conformazione della Struttura Commissariale – a detta di Giorgi[12] – rappresentano i veri problemi strutturali del sistema sanitario laziale”.
Figura 1 – Disavanzo sanitario della Regione Lazio per Azienda sanitaria – Anni 2001-2012 (migliaia di euro)
Fonte: elaborazione su dati Nsis[13]
Se ci spingiamo ad analizzare le singole aziende sanitarie, nel 2012, in particolare, l’azienda ospedaliera San Camillo-Forlanini ha fatto registrare il peggior disavanzo sanitario (135 milioni di euro). In leggero attivo o in sostanziale pareggio risultano le Asl: Roma A, Roma D, Roma F, Latina e Frosinone.
Dal 2001 ogni azienda ha contribuito in misura differente al disavanzo cumulato (figura 2), tenendo anche conto che nel corso degli anni il numero di aziende e la loro composizione è variata.
L’azienda ospedaliera San Camillo-Forlanini con 1,7 miliardi di euro è quella che presenta il maggior dissesto finanziario. Le Asl Roma C, Roma D, Roma E hanno accumulato un disavanzo superiore a 1,5 miliardi di euro. Al di sopra del miliardo di euro anche la Asl Roma H, la Asl Roma G e l’azienda ospedaliera San Giovanni Addolorata.
Figura 2 – Disavanzo sanitario cumulato per Azienda sanitaria – Anni 2001-2012 (migliaia di euro)
Fonte: elaborazione su dati Nsis
Per individuare le determinanti del deficit sanitario si ricorre all’analisi dei risultati di esercizio resi disponibili dal Ministero della Salute.
Nel 2008, i ricavi sanitari erano di 9,8 miliardi di euro e i costi di 11,1 miliardi di euro (figura 3) [14]. Tenendo conto della mobilità (extraregionale e internazionale) la perdita di esercizio è stata di 1,4 miliardi di euro. Mentre nel 2012, la sanità del Lazio ha avuto ricavi per 10,5 miliardi di euro dovuti a maggiori finanziamenti e ha sostenuto costi per 11,1 miliardi di euro; per effetto della mobilità la perdita di esercizio[15] effettiva si riduce a 702 milioni di euro.
In pratica la riduzione del deficit è dovuta essenzialmente a un aumento dei ricavi o meglio contributi statali[16], incrementati in 4 anni da 9,25 a 9,9 miliardi di euro. Ed inoltre un ulteriore contributo al sistema sanitario laziale deriva dalla compartecipazione alla spesa da parte dei cittadini in qualità di assistiti (i famosi ticket sanitari) aumentata di 30 milioni di euro dal 2008 al 2012 (da 115 a 145 milioni di euro con un incremento del 26%).
Figura 3 – Risultati di esercizio – Anni 2008 e 2012 (migliaia di euro)
Fonte: elaborazione su dati Nsis
Tra il 2008 e il 2012 i costi di esercizio della sanità laziale sono rimasti stabili ma il lieve miglioramento conseguito in questi anni non è stato sufficiente per ricondurre in attivo il bilancio sanitario della regione Lazio proprio perché non si è agito sulle inefficienze.
L’analisi dei costi messa a confronto con una regione di analoghe dimensioni come la Lombardia e con la composizione nazionale permette di individuare le varie criticità del sistema sanitario laziale (tavola 2). Inoltre l’analisi entra nel merito delle voci di spesa sostenute.
Tra le varie tipologie di spesa quella che emerge è l’assistenza sanitaria, nelle sue varie forme, che pesa complessivamente per il 44,1% in Lombardia, per il 42,8% nel Lazio rispetto al 37,6% della media nazionale.
Comunque nel Lazio, ad eccezione dell’assistenza sanitaria di base e delle altre prestazioni, la quota di spesa è sempre maggiore della corrispondente quota nazionale.
In entrambe le regioni considerate, sono particolarmente onerosi i servizi di assistenza ospedaliera, per lo più acquistati da operatori privati in convenzione, che superano l’11% dei costi totali. Rispetto al 2008 si è avuta una riduzione dei costi di tali servizi del 3% nel Lazio e del 2% in Lombardia, ma la differenza con la media nazionale è ancora consistente.
Anche la spesa farmaceutica[17] si è fortemente ridimensionata negli ultimi 4 anni in tutte le regioni (-3% nel Lazio), ma continua a perdurare lo squilibrio tra regioni del nord e del centro che presentano una spesa più contenuta rispetto a quelle del sud.
Tavola 2 – Composizione dei costi di esercizio – Anno 2012 e differenze su 2008 e 2002 (valori percentuali)*
Fonte: elaborazione su dati Nsis * In arancione i valori superiori alla media nazionale
Il Lazio è la regione che spende maggiormente per gli Altri servizi sanitari (4,02%), che comprendono tra l’altro i contributi alle società partecipate (73 milioni di euro); consulenze, collaborazioni e altre prestazioni di lavoro (156 milioni di euro); altri servizi sanitari da privato non meglio specificati (219 milioni di euro).
Al contrario, la Lombardia (21,2%) e il Lazio (22%) hanno costi più bassi per il personale sanitario rispetto alla media nazionale (25,4%). Rispetto al 2008 si registra una diminuzione dell’1% e ancora maggiore è la riduzione rispetto al 2002. Come sappiamo tutto il personale della PA è sottoposto al blocco delle retribuzioni.
Il Lazio ha sostenuto nel 2012 quasi un terzo degli oneri finanziari pagati in tutta Italia con 100 milioni di euro di interessi passivi e 10 milioni di euro di altri oneri. Su questi oneri finanziari gravano le operazioni di finanza speculativa come San.im.
Un’analisi di dettaglio delle spese amministrative generali e dei servizi appaltati (tavola 3) evidenzia soprattutto uno squilibrio nel Lazio degli altri servizi non sanitari (3,65%) acquistati da privato per 403 milioni di euro, una spesa addirittura in aumento rispetto ai 328 milioni di euro corrisposti nel 2008, con un incremento del 23%. Altro che spending review per riduzione delle spese per beni e servizi nella sanità.
Tavola 3 – Spese amministrative generali e servizi appaltati – Anno 2012 e differenze su 2008 e 2002 (composizione percentuale)*
Fonte: elaborazione su dati Nsis * In arancione i valori superiori alla media nazionale
L’analisi per ASL è condizionata dalla mobilità intraregionale, che corrisponde ai ricavi e ai pagamenti che intercorrono tra le aziende sanitarie territoriali e ospedaliere della regione. Anche se ai fini del dato regionale costituiscono una partita di giro e si dovrebbero compensare[18], ciò nella realtà non accade (tavola 4).
Tavola 4 – Regione Lazio – Mobilità intraregionale, saldi di ricavi e costi per tipologia di spesa – Anni 2008-2012 (migliaia di euro)
Fonte: elaborazione su dati Nsis
Il saldo è sempre positivo (perché i ricavi superano i costi) ma il suo valore si va riducendo nel tempo. Resta costante un forte squilibrio per la tipologia di spesa farmaceutica convenzionata (8,5 milioni di euro nel 2012).
Per comprendere più a fondo le ragioni del disavanzo sanitario della regione Lazio si possono poi analizzare i risultati di esercizio di ciascuna Azienda sanitaria.
L’attuale servizio sanitario regionale del Lazio è formato da 21 aziende che godono di autonomia di bilancio, alle quali si deve aggiungere la Gestione sanitaria accentrata (Gsa) che fa capo alla Regione Lazio.
Le aziende sanitarie territoriali sono 12, otto per la provincia di Roma (contrassegnate con le lettere da A ad H) e una ciascuna per le rimanenti 4 province. A queste si aggiungono 7 aziende ospedaliere (San Camillo-Forlanini, San Giovanni-Addolorata, San Filippo Neri, Policlinico Umberto I, S. Andrea, Policlinico Tor Vergata, Ares 118) e 2 Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (Ifo, Inmi-Spallanzani)[19].
La ripartizione del Fondo sanitario regionale (FSR) tra le Asl avviene con deliberazioni del Commissario ad acta[20], utilizzando i medesimi criteri adottati per ripartire tra le regioni il fondo nazionale, come sopra specificato.
Il FSR è distribuito per il 93% alle Asl territoriali (9,1 miliardi di euro), per il 4% alle aziende ospedaliere, Irccs e Ares (473 milioni di euro) e per il restante 3% alla Gestione sanitaria accentrata (322 milioni di euro). A loro volta le Asl, attraverso la mobilità intraregionale, rimborsano le aziende ospedaliere e gli altri ospedali della regione che non costituiscono azienda[21] per i servizi prestati ai residenti (1,1 miliardi di euro).
La tipologia di azienda (territoriale e/o ospedaliera) determina una diversa struttura dei costi di esercizio (tavola 5). Nelle aziende territoriali (parte superiore della tavola) prevalgono le spese per l’assistenza sanitaria, mentre in quelle ospedaliere (inclusi Irccs e Ares 118), prevalgono, invece le spese per il personale (parte inferiore della tavola).
Particolarmente rilevante è l’assistenza ospedaliera nella Asl Roma E con il 43% dei costi complessivi, che raggiunge il valore di circa 600 milioni di euro. La Asl Roma A, invece, con quasi il 27% destina 219 milioni di euro, all’acquisto di beni e in particolare di medicinali con autorizzazione all’immissione in commercio (AIC). Questi costi non gravano, però, interamente sulle due Asl, in quanto per effetto della mobilità intraregionale, gran parte di essi sono rimborsati dalle altre aziende sanitarie della regione.
Tra le aziende ospedaliere, la spesa principale è quella sostenuta per il personale sanitario e ha una forte variabilità, oscillando tra valori massimi superiori al 40% per il San Camillo-Forlanini, San Giovanni Addolorata, San Filippo Neri e Inrca (chiuso dal 2012) e valori minimi (22%) per Spallanzani e Policlinico Tor Vergata.
Tavola 5 – Regione Lazio – Composizione dei costi di esercizio per Azienda sanitaria – Anno 2012 (valori percentuali)*
Fonte: elaborazione su dati Nsis * In arancione i valori superiori alla media regionale
L’analisi delle spese amministrative con una spesa di 140 milioni di euro e dei servizi appaltati che ne conta 745 milioni di euro (il 6,73% rispetto alla media Italia del 5,11%) evidenzia situazioni di ampia variabilità tra le Aziende sanitarie laziali, che potrebbero nascondere gestioni tutt’altro che efficienti. Una possibile soluzione potrebbe essere quella di estendere anche alle strutture sanitarie la centrale unica di committenza[22] che cura l’aggiudicazione di contratti pubblici per la realizzazione di lavori, prestazione di servizi e acquisizione di forniture (tavola 6).
Tavola 6 – Regione Lazio – Spese amministrative generali e servizi appaltati – Anno 2012 (composizione percentuale)*
Fonte: elaborazione su dati Nsis * In arancione i valori superiori alla media regionale
Tra le spese amministrative i premi di assicurazione (54 milioni di euro) hanno una maggiore incidenza soprattutto nelle strutture ospedaliere. Restano da scoprire le ragioni per cui l’AO Sant’Andrea destina a tale spesa il 2,29% dei suoi costi, mentre l’AO San Giovanni-Addolorata si limita allo 0,09%. Negli altri oneri di gestione tra cui sono compresi anche indennità, rimborso spese e oneri sociali per gli Organi Direttivi e Collegio Sindacale, la Asl di Rieti (0,94%) ha un’incidenza 3 volte superiore alla media regionale, con una spesa di 2 milioni di euro per la voce “altri oneri di gestione”.
Analogo discorso può essere effettuato per le singole voci dei servizi appaltati, l’ospedale San Filippo Neri che spende per i servizi di pulizia il 5,37% del totale dei costi di esercizio, a fronte dell’1,16% della media laziale.
Particolarmente rilevanti nel Lazio (3,65% rispetto alla media Italia di 1,77%) sono le spese per altri servizi non sanitari (404 milioni di euro). Data la voce aggregata dei costi non è possibile capire il reale contenuto della spesa, ma per sapere effettivamente le varie tipologie si può fare ricorso al rendiconto analitico che ciascuna Azienda sanitaria deve obbligatoriamente pubblicare online[23]. L’operazione di controllo non è di semplice effettuazione, data l’eterogeneità dei formati della documentazione resa disponibile. Ad esempio, analizzando il bilancio di esercizio 2012 della ASL Roma B, tra le spese per altri servizi non sanitari si riscontrano spese per vigilanza (2,8 milioni di euro), servizi di assistenza tecnico programmatica (5 milioni di euro), contratti di multiservizio (8,8 milioni di euro)[24], costi per appalti (1,9 milioni di euro), costi per altri servizi (4,2 milioni di euro).
Una voce rilevante di spesa effettuata dal SSN è quella in favore di strutture sanitarie private che erogano servizi di assistenza sanitaria (tavola 2).
La spesa per assistenza sanitaria che il SSR affida alle strutture private convenzionate nel 2012 è stata di circa 3 miliardi di euro (il 28% del totale dei costi di esercizio superiore alla media nazionale del 21%) ridottasi di 200 milioni rispetto al 2008 (tavola 7).
Tavola 7 – Regione Lazio – Spese per assistenza sanitaria verso le strutture private accreditate rispetto al totale dei costi – Anno 2012 (composizione percentuale)*
Fonte: elaborazione su dati Nsis * In arancione i valori superiori alla media regionale
La spesa per assistenza ospedaliera in strutture private convenzionate nel Lazio è passata dal 14% all’11% in quattro anni (330 milioni di euro di riduzione), mentre sono aumentate dal 4% al 5% le altre prestazioni[25] (127 milioni di euro in più) e dal 2% al 3% gli altri servizi sanitari[26] (41 milioni di euro in più).
L’assistenza specialistica ambulatoriale erogata da privati (4%) ha un costo di 494 milioni di euro, di cui in particolare 359 milioni di euro destinati a strutture private convenzionate e 122 milioni di euro ai medici Sumai[27].
L’acquisto da privati di prestazioni socio-sanitarie a rilevanza sanitaria ha avuto un costo di 286 milioni di euro nel 2012, mentre l’acquisto da privati di prestazioni di distribuzione di farmaci da file F[28] è costata 105 milioni di euro, con una spesa quasi raddoppiata rispetto al 2008 (57 milioni di euro). Al contrario, la spesa per distribuzione di farmaci da file F da parte di strutture pubbliche è rimasta stabile.
Tra tutte le ASL quella di Rieti presenta la più bassa quota di spesa verso strutture private accreditate, dovuta al fatto che, caso unico nel Lazio, non vi è l’assistenza ospedaliera privata[29].
Nella Roma E la spesa dell’assistenza ospedaliera data in convenzione assorbe i due terzi dei costi totali di esercizio della ASL, con pagamenti a IRCCS privati e Policlinici privati per 350 milioni di euro; ospedali classificati privati per 102 milioni di euro; case di cura private per 73 milioni di euro.
Nella Roma G si evidenzia un’alta percentuale di spesa per altre prestazioni (10%) dovuta a 27 milioni di euro di spese per prestazioni di psichiatria residenziale e semiresidenziale tutti erogati presumibilmente alla struttura Colle Cesarano di Tivoli, che è l’unica struttura neuropsichiatrica accreditata della Asl.
Anche a Viterbo la quota di spesa per altre prestazioni è molto elevata (8%) di cui 25 milioni di euro per acquisto di prestazioni Socio-Sanitarie a rilevanza sanitaria.
Una particolare attenzione merita anche l’Ares 118 (21%) che spende 36 milioni di euro per il trasporto sanitario (incluso l’elisoccorso).
La spesa per gli altri servizi sanitari[30] è concentrata soprattutto nella Roma B (14%) con 102 milioni di euro per altri servizi sanitari e sociosanitari a rilevanza sanitaria di cui gran parte sono destinati al policlinico Casilino, come si rileva dal rendiconto di esercizio della Asl.
Conclusioni
Questo articolo è il frutto di un lavoro di ricerca teso a far capire come si dovrebbe lavorare per individuare gli sprechi e le inefficienze presenti nel sistema sanitario regionale, senza nel contempo ridurre i servizi sanitari. Il monitoraggio della spesa regionale consolidata a livello nazionale è effettuato dall’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (AGENAS) ed è uno strumento efficace per individuare criticità e inefficienze del sistema.
Il presente lavoro rappresenta, invece, il monitoraggio della spesa sanitaria per singola Asl, che dovrebbe essere effettuato, come previsto dal dlgs 118/2011, dalla Gestione Sanitaria Accentrata (GSA) della Regione Lazio[31].
Dall’analisi dei dati emerge che nella regione Lazio si spende molto per l’affidamento ai privati di servizi sanitari (3 miliardi di euro)[32]. In questa categoria di spesa si evidenziano:
- 525 milioni di euro pagati dalla Asl Roma E per assistenza ospedaliera in strutture convenzionate;
- 359 milioni di euro per assistenza specialistica in strutture private convenzionate;
- 286 milioni di euro per l’acquisto da privati di prestazioni socio-sanitarie a rilevanza sanitaria, di cui 25 milioni di euro nella sola Asl di Viterbo;
- 122 milioni di euro di assistenza specialistica prestata dai medici Sumai;
- 105 milioni di euro per prestazioni di distribuzione di farmaci da file F;
- 36 milioni di euro per il trasporto sanitario (incluso l’elisoccorso) pagati da Ares 118;
- 27 milioni di euro pagati dalla Asl Roma G per prestazioni di psichiatria residenziale e semiresidenziale.
Una voce di spesa rilevante e ben superiore alla media nazionale è quella sostenuta per gli altri servizi sanitari (505 milioni di euro), con destinazione sia pubblica che privata:
- 219 milioni di euro per l’acquisto di altri servizi sanitari da privato, di cui 102 milioni di euro da Roma B e destinati in gran parte al policlinico Casilino per altri servizi sanitari e sociosanitari a rilevanza sanitaria;
- 73 milioni di euro versati dalla Gsa a Laziosanità (agenzia ora in liquidazione);
- 67 milioni di indennità a personale universitario (di cui 50 milioni al Policlinico Umberto I e 16 milioni al Policlinico di Tor Vergata)[33].
Ulteriori 885 milioni euro sono stati spesi per l’acquisto di servizi non sanitari (spese amministrative generali e servizi appaltati):
- 404 milioni di euro per altri servizi non sanitari a privati, spese effettuate in tutte le aziende sanitarie, sia territoriali sia ospedaliere;
- 128 milioni di euro per i servizi di pulizia, di cui 12 milioni di euro solo al san Filippo Neri (1 milione in più del ben più grande Policlinico Umberto I);
- 54 milioni di euro per premi di assicurazione, di cui 5 milioni versati dall’AO Sant’Andrea;
- 34 milioni di euro per altri oneri di gestione (ridottisi rispetto ai 51 milioni di euro del 2008).
Il pagamento di interessi passivi nel 2012 ammonta a oltre 100 milioni di euro, di cui 93 milioni sono altri interessi passivi (93% a carico delle aziende territoriali e 7% a carico di quelle ospedaliere)[34] e 7 sono per interessi su anticipazioni di cassa (86% a carico delle aziende territoriali e 14% a carico delle aziende ospedaliere).
Una consistente riduzione delle spese evidenziate, salvo altre in cui potrebbero comunque nascondersi sacche di sprechi ed inefficienze, potrebbe essere sufficiente per contenere o addirittura azzerare il deficit sanitario laziale, salvaguardando i livelli di prestazioni assistenziali fornite.
Se questo fosse l’obiettivo prioritario della gestione commissariale, la GSA sarebbe stata investita di un ruolo più incisivo sul controllo della spesa. Invece, sul sito della Regione Lazio non è individuabile all’interno della propria struttura organizzativa la GSA e per le sue competenze, al contrario di quanto previsto dal dlgs 118/2011, anziché essere affidate ad un unico responsabile sono state ripartite tra più direttori.
Note
[1] Secondo le regole del SEC di Contabilità Nazionale la spesa per la sanità è pari a circa 111 miliardi di euro, il 7,1%.
[2] Corte dei Conti, Giudizio sul rendiconto generale dello Stato 2013, memoria del procuratore generale Salvatore Nottola, 26 giugno 2014.
[3] Il Nuovo sistema informativo (Nsis) del Ministero della Salute rende possibile analizzare la composizione e l’evoluzione dei risultati di esercizio delle singole ASL e ospedali attraverso il modello di rilevazione del conto economico.
[4] Dal 2013 la procedura di determinazione dei fabbisogni standard regionali, secondo quanto previsto dal dlgs 68/2011, è stata modificata (RGS, Il monitoraggio della spesa sanitaria, pag. 33).
[5] Rispetto al 2008 la spesa a carico delle famiglie sotto forma di contribuzione è aumentata del 35% (circa 400 milioni di euro).
[6] Per mobilità sanitaria interregionale si intende il meccanismo di compensazione della mobilità sanitaria tra Regioni mentre per mobilità sanitaria internazionale si intendono i meccanismi di compensazione retti dalla normativa sulla libera circolazione e la sicurezza sociale nell’ambito dell’Unione Europea.
[7] Il saldo negativo della mobilità extraregionale è principalmente dovuto al finanziamento dell’Ospedale bambino Gesù (165 milioni di euro) e della Associazione dei cavalieri italiani del sovrano militare ordine di malta (36 milioni di euro).
[8] Corte dei Conti (Delibera 22-2009), “Gestione delle risorse statali destinate alla riduzione strutturale del disavanzo del servizio sanitario nazionale” – pagg. 30-37.
[9] Dopo 7 anni di commissariamento il deficit continua a persistere e il perdurare della situazione di disavanzo obbliga il governo regionale a fissare ai massimi livelli il ticket per le prestazioni sanitarie, le aliquote per la tassazione dell’addizionale regionale Irpef e l’Irap sulle imprese. In pratica, mentre i cittadini e le imprese continuano a pagare maggiori tasse, i servizi sanitari si riducono e il deficit non si azzera. La prolungata situazione di dissesto finanziario sta creando danni strutturali e permanenti alla sanità laziale. Nel rapporto di fine mandato del sub commissario Gianni Giorgi, che denuncia lo “strapotere delle logiche politiche e clientelari su quelle tecniche e manageriali e l’anomala conformazione della Struttura Commissariale (Presidente-Commissario)” si legge che “la prima impressione davanti al disavanzo di servizio e finanziario accumulato dalla Regione Lazio, è stato ed è di trovarsi di fronte ad un grande sperpero di risorse, in particolare professionali, altamente qualificate, male utilizzate e demotivate” (Rapporto di gestione sul Piano di rientro dai disavanzi sanitari e Gestione commissariale 2012-2013, a cura del sub commissario Gianni Giorgi, dicembre 2013).
[10] Il dato non tiene conto della rettifica ex post delle risultanze censuarie operata dall’Istat in occasione del bilancio demografico 2013, che ha riconosciuto un maggior numero di residenti nel Lazio, nell’ordine di circa 300 mila,
[11] Il dato consolidato regionale non è uguale alla somma dei dati aziendali.
[12] Sub Commissario ad acta
[13] Legenda delle Aziende sanitarie: GSA=Gestione sanitaria accentrata; RmA= Asl Roma A; RmB= Asl Roma B; RmC= Asl Roma C; RmD= Asl Roma D; RmE= Asl Roma E; RmF= Asl Roma F; RmG= Asl Roma G; RmH= Asl Roma H; VT= Asl Viterbo; RI= Asl Rieti; LT= Asl Latina; FR= Asl Frosinone; SCF= Az. Osp. San Camillo-Forlanini; SGA= Az. Osp. San Giovanni Addolorata; SFN= Az. Osp. San Filippo Neri; POL=Az. Osp. Univ. Policlinico Umberto I (dal 2006); IFO= Irccs Istituti Fisioterapici Ospedalieri (dal 2003); INR= Irccs Inrca (dal 2003, soppressa nel 2012); SPA=Irccs Inmi Spallanzani (dal 2005); SAN=Az. Osp. Sant’Andrea (dal 2003); PTV= Az. Osp. Univ. Policlinico Tor Vergata (dal 2005); Ares= Az. Osp. Ares 118 (dal 2005).
[14] Si è utilizzata la struttura di aggregazione presa a riferimento dalla Corte dei Conti. Tuttavia i risultati differiscono leggermente per la non disponibilità di dati a un livello di dettaglio maggiore.
[15] La perdita di esercizio non coincide con il disavanzo annuale, ma si approssima molto ad esso.
[16] I contributi statali che derivano dal fondo sanitario nazionale determinato con il patto triennale per la salute e rideterminato per mezzo della legge di stabilità rappresentano il 94% del totale.
[17] La spesa farmaceutica è al netto del pay back, il meccanismo introdotto con la Finanziaria 2007, attraverso il quale le aziende farmaceutiche compensano la mancata riduzione del 5% del prezzo dei medicinali con trasferimenti al servizio sanitario regionale di pari entità.
[18] Nel database NSIS, per la colonna dei totali della regione (codice ‘999’) è riportato il valore 0 in corrispondenza delle voci che riguardano la mobilità intraregionale.
[19] Fino al 2012 è stato attivo anche l’Irccs Inrca di Ancona, istituto nazionale ricovero e cura anziani, che aveva una sede distaccata a Roma sulla via Cassia.
[20] Delibere nn. U00101 del 18/6/2012; U00115 del 4/7/2012; U00002 del 30/1/2013; U00134 del 16/4/2013 U00278 del 27/6/2013 per la ripartizione della quota indistinta e U00015 del 6 febbraio 2013 per quella vincolata.
[21] Il bilancio delle aziende sanitarie territoriali comprende, quindi, sia la parte distrettuale che quella ospedaliera per gli ospedali ad esse assegnati.
[22] Come prevede l’art. 23, comma 4, del decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201, cosiddetto “decreto Salva Italia” per i Comuni con popolazione non superiore a 5.000 abitanti.
[23] Nella home page della ASL è collocata un’apposita sezione denominata «Amministrazione trasparente», al cui interno sono contenuti i dati, le informazioni e i documenti pubblicati ai sensi della normativa vigente. Le amministrazioni non possono disporre filtri e altre soluzioni tecniche atte ad impedire ai motori di ricerca web di indicizzare ed effettuare ricerche all’interno della sezione «Amministrazione trasparente».
[24] Non comprendono le spese per pulizia che sono contabilizzate in altra voce.
[25] Le altre prestazioni sanitarie sono: psichiatria residenziale e semiresidenziale; distribuzione farmaci File F; termali in convenzione; trasporto sanitario; socio-sanitarie a rilevanza sanitaria.
[26] Gli altri servizi sanitari comprendono le consulenze, collaborazioni, lavoro interinale e altre prestazioni di lavoro sanitarie e sociosanitarie da privato al netto al netto delle indennità al personale universitario e gli altri servizi sanitari.
[27] Il Sindacato Unico Medicina Ambulatoriale Italiana (SUMAI) rappresenta la quasi totalità dei medici ambulatoriali, che agiscono sul territorio o in ospedale per curare patologie di interesse specialistico. I medici Sumai sono circa 9400 in tutta Italia e la spesa complessiva per le prestazioni da essi erogate è di circa 1 miliardo di euro, concentrata in Campania (205 milioni di euro), Lazio (122 milioni di euro), Sicilia (70 milioni di euro), Lombardia (61 milioni di euro) e Puglia (60 milioni di euro).
[28] Nel file F sono registrati i medicinali erogati in forma diretta dagli ospedali a pazienti non ricoverati e rimborsati dalle aziende sanitarie locali agli ospedali stessi.
[29] Anche se nel consultare il sito della ASL di Rieti si nota la presenza di numerose strutture private accreditate.
[30] Comprendono: Rimborsi, assegni e contributi sanitari; Consulenze, Collaborazioni, Interinale e altre prestazioni di lavoro sanitarie e sociosanitarie; Altri servizi sanitari e sociosanitari a rilevanza sanitaria.
[31]In ambito regionale viene istituito uno specifico centro di responsabilità, denominato Gestione Sanitaria Accentrata (GSA) deputato all’implementazione ed alla tenuta di una contabilità di tipo economico-patrimoniale atta a rilevare, in maniera sistematica e continuativa, i rapporti economici, patrimoniali e finanziari intercorrenti fra la singola regione e lo Stato, le altre regioni, le aziende sanitarie, gli altri enti pubblici ed i terzi vari, inerenti le operazioni finanziate con risorse destinate ai rispettivi servizi sanitari regionali.
[32] I Piani di Rientro sono finalizzati a verificare la qualità delle prestazioni e a raggiungere il
riequilibrio dei conti dei Servizi Sanitari Regionali, ma dai dati del presente lavoro emerge un quadro che va nella direzione opposta.
[33] In Lombardia per la stessa indennità sono corrisposti appena 25 milioni di euro, mentre ne vengono spesi 87 in Campania e 65 in Sicilia.
[34] Nel 2012 sono stati pagati 88,3 milioni di euro di servizio del debito sull’operazione di cartolarizzazione San.Im. che riguarda 49 ospedali della regione, fonte: Osservatorio debito della Regione Lazio.
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