Il sistema dei rifiuti di Roma è fuori controllo: il 68% finisce nella “zona grigia”

 

Roma oggi si colloca quasi interamente negli ultimi due livelli della gerarchia europea dei rifiuti — recupero e smaltimento — mentre i livelli più “virtuosi”, come prevenzione, riuso e riciclo, risultano marginali o totalmente assenti.

L’analisi dei dati del Catasto Nazionale Rifiuti ISPRA (2023) mostra un quadro fortemente sbilanciato verso trattamenti intermedi e smaltimento finale, con un enorme volume di rifiuti collocato in una categoria opaca: la zona grigia, nella quale non è possibile sapere se i materiali vengano realmente riciclati, bruciati o avviati a discarica.

Il problema non è nuovo, ma le dimensioni sono oggi tali da mettere in discussione l’efficacia del Piano rifiuti adottato dal Commissario Straordinario.

Tavola 1 – Impianti di gestione dei rifiuti a Roma e provincia per tipologia e quantità trattata (t). Anno 2023 Fonte: Catasto Nazionale Rifiuti dell’ISPRA

1️⃣ Prevenzione
A Roma non esiste alcun impianto o politica strutturata di prevenzione.
Mancano azioni permanenti su riduzione alla fonte, lotta al monouso, riduzione del packaging, contrasto allo spreco alimentare.

  • Roma non applica il primo livello della gerarchia dei rifiuti

2️⃣ Preparazione per il riutilizzo

La città non dispone di centri del riuso certificati, laboratori di riparazione riconosciuti, piattaforme municipali per la rigenerazione dei beni, o incentivi significativi alla filiera dell’usato. La quasi totalità dei beni potenzialmente riutilizzabili viene buttata.

  • Roma non applica il secondo livello della gerarchia dei rifiuti 

3️⃣ Riciclaggio

Gli impianti di riciclo sono 66, e trattano 261.257 tonnellate di rifiuti urbani e speciali, appena il 5% del totale dei rifiuti gestiti. Le criticità principali.

  • Organico urbano: solo 107.523 tonnellate trattate, a fronte di un potenziale molto più elevato.
  • Materiali secchi (plastica, vetro, metalli, carta-cartone): Roma non ha impianti sufficienti, e gran parte dei materiali viene inviata fuori Regione.
  • Falsi recuperi: 3.073.887 tonnellate di categoria generica “recupero materia” rientrano nella zona grigia (include trattamento intermedio/autogestione), quindi non sono classificabili come riciclo vero.

  • Roma ricicla realmente solo una frazione minima dei rifiuti potenzialmente recuperabili.

4️⃣ Recupero (es. energetico)

Sono presenti solo 2 impianti di coincenerimento motore endotermico ad Albano Laziale e Guidonia Montecelio, dedicati a rifiuti speciali non pericolosi, che trattano 3.548 tonnellate (0,1%). 

  • A Roma 7,6 milioni dei rifiuti indifferenziati (urbani e speciali) romani viene esportata fuori regione e all’estero con costi economici e ambientali molto elevati.

5️⃣ Smaltimento in discarica

Roma smaltisce 1.495.199 tonnellate tra TMB, coincenerimento e discarica, pari al 27% dei 5,4 milioni di tonnellate trattate a Roma. Il TMB (trattamento meccanico-biologico) gestisce 787.108 tonnellate ma, pur migliorando la stabilizzazione, non si può considerare riciclo. Roma supera il limite UE del 10% in discarica: oggi è al 13%.

  • Roma resta dipendente da TMB e discariche.

La vera emergenza è la “zona grigia”  3.692.958 tonnellate (68%)

Il dato più allarmante è la massa enorme di rifiuti collocata nella categoria “recupero materia /altri trattamenti intermedi”, che rappresenta il 68% del totale dei rifiuti gestiti. Questi volumi provengono da: impianti di stoccaggio, impianti di “recupero materia generico” (95 impianti), trattamenti chimico-fisici o biologici intermedi, attività produttive che gestiscono in proprio i rifiuti, frazioni messe in riserva.

Perché è un problema?

Perché in assenza di tracciabilità e trasparenza, non sappiamo se questi materiali vadano a riciclo reale o in discarica dopo un trattamento intermedio. In pratica:

Roma non conosce la destinazione finale del 68% dei rifiuti trattati.

Roma e Lazio esportano oltre metà dei loro rifiuti

Su 10,2 milioni di tonnellate di rifiuti speciali prodotti nel Lazio, Roma ne tratta 4,6 milioni, ma ne esporta 5,6 milioni fuori città e Regione, a dimostrazione dell’incapienza strutturale del sistema.

Le motivazioni del fallimento del sistema sono l’assenza dei livelli 1 e 2 della gerarchia (prevenzione, riuso); riciclo effettivo bassissimo (6,7%); dipendenza da discariche e impianti fuori Regione; Zona grigia enorme (80%); Impianti dell’organico insufficienti; mancanza quasi totale di filiere del riciclo a Roma.

Le criticità del Piano rifiuti 2022–2030 del Commissario Gualtieri

L’ordinanza commissariale n. 7/2022 approva un Piano rifiuti urbani che si basa su dati del 2019, quindi già superati, e che non considera la zona grigia dei rifiuti urbani non sostenibili né i flussi complessivi dei rifiuti speciali. Analizzando le singole frazioni emergono ulteriori problemi.

Plastica

  • 243.000 tonnellate raccolte
  • solo 32% riciclate, e appena 15% recupero effettivo
  • obiettivo UE 2035: 55%
  • direttiva SUP: raccolta 77% (2025) → 90% (2029)

Carta

  • recupero materia 54% contro obiettivo UE 85%
  • previsti due impianti AMA da 200.000 ton/anno complessivi (ancora in fase di progetto)

Vetro

  • recupero 57% contro target UE 75%

Alluminio

  • raccolto solo il 13% (target UE 60%)

Tessili

  • quasi 90% finisce nell’indifferenziato
  • obbligo di raccolta differenziata dal 1° gennaio 2025

RAEE

  • raccolta 51% contro obbligo UE 65% delle AEE immesse sul mercato

Organico

  • 365.672 tonnellate raccolte
  • solo 16.000 ton (4%) trattate a Roma
  • in attesa di due nuovi impianti da 60.000 t/anno (Cesano e Casal Selce) progettati, con richiesta di trasformazione in AD + compostaggio (200.000 t complessive)
  • il resto esportato fuori Regione

Centri di raccolta

  • 14 centri nel 2022
  • obiettivo Piano: 30 centri entro il 2030
  • Standard ISPRA: almeno 56

Se Roma rispettasse gli obiettivi UE

Potrebbe:

  • riciclare oltre 1 milione di tonnellate/anno,
  • ridurre l’indifferenziato urbano a 600.000 tonnellate,
  • gestire i residui nel termovalorizzatore già esistente a San Vittore.

Che fare? Un piano alternativo per Roma è possibile (2026–2032)

Obiettivi strategici

  • Ridurre produzione rifiuti -10/-15% entro il 2032.
  • Raggiungere 70% RD effettiva, non solo raccolta.
  • Intercettare 60–70% dell’organico.
  • Zero nuove discariche.
  • Riduzione drastica esportazioni.
  • Eliminare la “zona grigia” con tracciabilità digitale.

Un’alternativa al termovalorizzatore è preferibile

  • digestione anaerobica per la frazione organica,
  • impianti diffusi di selezione e riciclo,
  • recupero energetico solo per i materiali non riciclabili ma solo dopo due selezioni.

Il termovalorizzatore centralizzato diventa quindi solo ultima ratio, dopo valutazione trasparente e indipendente. Roma può uscire dall’emergenza solo se cambia approccio sulla gestione dei rifiuti.

Oggi la città: non previene, non riusa, ricicla pochissimo, esporta troppo, non conosce il destino del 68% dei rifiuti speciali. Serve una nuova visione:

chiudere il ciclo, senza scaricare i problemi fuori dalla città. Investire su prevenzione, raccolta di qualità e filiere locali per trasformare i rifiuti da costo a risorsa, proteggendo salute dei cittadini, economia e lavoro.



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